Viaggio in seconda classe: un libro di Paolo Rumiz con uso di treni minori

Cosa accade quando Paolo Rumiz partendo per il suo annuale viaggio di avventura agostana da raccontare sulle pagine di “Repubblica ” sceglie di svolgerlo sulle ferrovie minori d’Italia, quelle che si sta cercando di far scomparire per poter alimentare il pozzo senza fondo dei Treni ad Alta Velocità, allora i pochi neuroni iniziano a vibrare come girini impazziti.

La prosa di Rumiz, colta, piena di rimandi e di fantastiche immagini sinestetiche; veri ed incisivi i ritratti dei personaggi da lui incontrati, sempre, anche nel corso di questo scassato viaggio lungo la Penisola Italiana, a bordo delle ferrovie italiche, assieme ad un misterioso accompagnatore - che solo verso la fine del viaggio si svelerà, suo malgrado, come l'attore Marco Paolini - nome in codice “740”, come la gloriosa locomotiva che fu storia della strada ferrata italiana. 
Tra stazioni fantasma, rami secchi e moribondi, locomotori esausti e carrozze ai limiti della decenza, vecchi ferrovieri innamorati dei propri treni e giovani irriverenti, Rumiz ed il suo amico ci porgono il ritratto di un’Italia cialtrona, ancora una volta, lontana dalla realtà e dai territori.
E’ un’Italia ferroviaria quasi sconosciuta, fatta di pendolari, studenti, sfaccendati, disoccupati e farabutti.

Viaggio e libro sono del lontano 2002, e da allora la situazione non è cambiata se non in peggio.

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